La domanda
del secolo, alla quale tutti cercano di dare risposta, che scatena i più
discordanti dei pareri. Il video poco sopra è tratto dal film “Match Point” di
Woody Allen. Il nodo centrale del film è il ruolo della sorte nella nostra
vita. Qualcosa che l'uomo teme e che si illude di poter controllare. Il campo
da tennis è una buona metafora dei momenti in cui la sorte guida la nostra
vita, anche lì è più importante essere fortunati che essere buoni o bravi. Alla
precisa domanda posta al regista, la risposta è stata : ” Meglio essere
fortunati…se sei fortunato le cose ti vanno bene e hai una vita felice e di
successo; se sei bravo, sarai anche bravo ma potresti sempre avere una vita
meschina, piena di insuccessi e di insoddisfazioni. Non conta essere bravo,
conta solo essere fortunato.
Pare
che anche ad un personaggio del calibro di Napoleone venne posta una domanda simile, gli fu chiesto con
quali uomini volesse formare le sue truppe, se con quelli bravi e ben
addestrati o con quelli molto fortunati...Napoleone scelse i fortunati, perché
a suo dire un soldato ben addestrato può
essere ucciso da un solo colpo, un soldato fortunato potrebbe sfuggire ad una
salva di 10 cannoni!
Quasi sempre l'uomo cerca
una scorciatoia per il successo come l’apparizione in TV, il biglietto della
lotteria, il gratta e vinci di turno, che spesso sostituiscono un serio piano di
costruzione di competenze sulle quali fondare la vita professionale (e
non).
E se invece cambiassimo il quesito in :”E’ più faticoso essere bravi o fortunati?”
La risposta è senza dubbio che è di gran lunga meno faticoso essere baciati
dalla dea bendata, stare ad aspettare l’occasione di una vita fermi, senza
sforzarsi troppo, piuttosto che sgobbare per acquisire competenze e vedersi
scavalcati da chi magari si trovava al posto giusto al momento giusto.
A tal proposito però io
la penso diversamente, in effetti,si è più facile essere statici ad aspettare
la fatidica “botta di culo”, ma l’essere preparato, competente e pieno di
risorse, porta anche a trovarsi al posto giusto al momento giusto, allo
sfruttare al massimo ogni occasione, anche la più insignificante, (che magari agli occhi dei fortunati,potrebbe nascondersi)…Perché io penso che il confine sia molto sottile; prendiamo in
considerazione l’esempio dell’esercito di Napoleone, se fosse stato formato
solo da soldati fortunati, sarebbero riusciti a sopravvivere anche a dieci
attacchi di cannone grazie alla loro buona stella, ma se fosse stato composto
da soldati esclusivamente ben addestrati e preparati, proprio il loro
addestramento e il conoscere le tecniche di guerra li avrebbe portati a
posizionarsi in punti del campo di battaglia dove difficilmente sarebbero stati
colpiti dai cannoni e di conseguenza anche loro sarebbero sopravvissuti allo
scontro.
Un altro esempio che
potremmo citare è il poker...In questo fantastico gioco,credo che il confine
tra bravura e fortuna, sia ancora più sottile,quasi inesistente.Il bravo
giocatore è colui che calcola ogni variabile, a partire dal numero di carte
cambiate dal suo avversario, fino a arrivare ad ogni cenno sul viso dello
stesso, ma nonostante ciò può trovarsi a giocare in una mano in cui il suo
avversario ha un punto servito in mano, più alto del suo...Oppure lo stesso
giocatore decida di cambiare un numero di carte, e quelle che pesca siano
positive per fargli chiudere il punto che si aspettava,a quel punto potremmo
dire che è stato bravo, perché ha saputo cambiare le giuste carte oppure è
stato fortunato perché ha pescato proprio le carte che gli servivano?
Quindi come in tutte le
cose, spesso, la verità sta nel mezzo, bisogna sì essere bravi, ma una buona
dose di fortuna non guasta mai…
In conclusione potremmo
dire che se
scambiare la fortuna per competenza può rappresentare una iattura, scambiare
l’incompetenza per sfortuna può rivelarsi catastrofico.
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